Il nome lo prende da linum più oleum e non è una ricetta recente, ma risale a metà ‘800 grazie al brevetto di Frederick Walton.
Il Nord Europa è uno dei mercati più orientati all’adozione del linoleum in casa. Da noi è poco considerato, ma se si conoscessero meglio le proprietà e il valore sociale dell’utilizzo, ovvero l’impatto positivo per il Pianeta che l’impiego comporta, allora forse le persone (e quindi le aziende e le famiglie) potrebbero più consapevolmente sceglierlo per l’utilizzo in tantissimi ambienti.
Naturale come un pavimento in legno quando lo si calpesta, chi lo produce assicura che è antibatterico, antivirale e al 100% reciclabile.
Materiale composto da Olio di lino, legno e resina di pino, farina di sughero e juta. È questa la ricetta naturale del linoleum, materiale utilizzato soprattutto per ricoprire pavimenti.
Ora si scopre che il suo fine vita lo possiamo riciclare al 100%. Il linoleum si può produrre con processi molto sostenibili tanto che possono essere certificati ai sensi della ISO 14067 che attesta:
- la riduzione delle emissioni di carbonio nell’ambiente
- l’ottimizzazione dell’energia e del calore che serve per l’essiccazione del materiale
- una gestione attenta dell’acqua
- una volta esausto dall’uso può essere riutilizzato.
La norma specifica principi, requisiti e linee guida per la quantificazione e la rendicontazione dell’impronta climatica dei prodotti (Carbon Footprint dei Prodotti – CFP) conformemente alle norme internazionali sulla valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assessment – LCA) (ISO 14040 e ISO 14044).
Da non confondere con pavimenti in Pvc, il linoleum ha un collegamento diretto con i coltivatori che potrebbero riscoprire questa pianta e farla propria. Dovrebbero prenderlo seriamente in considerazione anche il settore della bioedilzia, proprio per le sue qualità naturali e sanitarie.
Raffaella Sella – Risk Manager & CSR Innovation Advisor
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